Gobbi :
VARIANTI : Gobbo, Gobbis e Gobis; De Gobbi, De Gobbis e Degobbis. ALTERATI e
DERIVATI : Gobel, Gobbetti e Gobbetto, Gobetti e Gobet, Gobbini e Gobbin,
Gobbato, Gobessi e Gobesso. // Diffuso nel Centro Nord, con più alta frequenza
in Lombardia e spec. nelle Venezie (dove sono specifici i patronimici De e Di,
forme Gobbis e Gobis, quelle tronche, Gobbato e Gobessi), ha alla base il nome
Gobbo derivato da un originario soprannome di qualità fisiche formato da gobbo
(già documentato a Camaldoli, AR, nel 1060 “Boniti filius quondam Gobbi”).
Tratto dal libro
“Dizionario dei Cognomi Italiani“ Autore
Emidio De Felice
Gobbo : I
nomignoli popolari, si sa, sono impietosi e spesso puntano a sottolineare i
difetti fisici delle persone, cosicché nell’uso popolare il tale viene
chiamato “il gobbo” ad un minimo accenno di gibbosità (se ne doleva anche
il poeta Giacomo Leopardi). E il nomignolo ingrato si trasferisce a soprannome
di famiglia per delle generazioni. Ecco in sintesi l’origine dei cognomi
GOBBO, GOBBI, GOBBATO e simili. L’aggettivo risale al latino gubbus rifatto su
gibbus.Tracce del soprannome appaiono già in documenti del 1220 con un certo
GOBUS.
GOBBATO : alterato
di GOBBO è notevole a Venezia, S. Michele (Ve) e Piazzola sul Brenta (Pd).
Tratto
dal libro “Cognomi dei Veneti” AAVV.
IPOTESI DOCUMENTALE
Dando per assodato
che il capostipite della mia famiglia era gobbo e che lui o/e suo figlio
venivano riconosciuti dal soprannome Gobus o Gobbus, sono andato alla ricerca
delle più antiche presenze, così riconosciute, presenti in Italia. Si tenga
conto che più si va a ritroso nel tempo, meno gente popolava l’Italia, intesa
come confini geografici attuali, e conseguentemente è più probabile
individuare, là dove esista documentazione, l’appartenenza ad una data
famiglia rispetto che ad un’altra (sempre in presenza dello stesso cognome).
Nel Nord Italia vengono individuati due ceppi, cognominalmente simili (e con
ogni probabilità “ad antiquo” provenienti dallo stesso ceppo) entrambi
nobilitati (per nostra fortuna perché di più facile individuazione nel tempo).
Riporto di seguito quanto scritto nel libro "Enciclopedia storico-nobiliare
italiana" scritto da Vittorio Spreti e collaboratori
Volendo avvicinarci più nello specifico sia da un punto di vista temporale che
di luogo, in Veneto ho scoperto la presenza di un certo Benedictus Gobus q.
Jacobini in quel di Rettorgole (VI) nel 1461 ben assestato territorialmente
(infatti viene citato come decano del comune in un atto pubblico redatto da un Notaio di Vicenza).
Vicenza e zone limitrofe acquisiscono una notevole importanza per la famiglia,
tanto che io suppongo che questa sia la zona ove si è trasformato il cognome,
prendendo nel tempo la forma attuale in Gobbato. A supporto di tale ipotesi
esiste un codice conosciuto volgarmente come “Codice Malacarne” che in realtà
chiamasi “Alberi genealogici per la più
parte di famiglie vicentine“
finito di scrivere attorno al 1790 e custodito presso
la Biblioteca Bertoldiana
di Vicenza (la collocazione attuale del codice all'interno della Biblioteca è:
ms 3536) che
riporta un breve commento ed un albero genealogico della famiglia Gobatti (oggi
Gobbato) che fa risalire l’arrivo del capostipite in località limitrofa a
Vicenza al 1530 (è la più vecchia data di citazione cognominale in
trasformazione che ho trovato). Di seguito copie dell’originale del Codice là
dove si parla dei Gobatti (cliccate sopra l'immagine per ingrandirla):
Il paese vicentino dove si trovavano assestati i Gobatti (poi Gobbati, De
Gobbatis, Gobato, Gobbatto e quindi Gobbato attorno al '700) era Pianezze
del Lago ove all'incirca nel 1688, dopo un primo abbozzo costruttivo antecedente
di qualche anno, costruirono un Oratorio ancora conosciuto come
“Oratorio dei Gobbati”. La cosa
interessante è che nel timpano di tale Oratorio è presente uno stemma che
segue la seguente formula araldica :
“
d'azzurro, al cammello al naturale passante su una terrazza di verde,
accompagnato in capo da una stella di sei raggi d'oro"
Di seguito la foto dello stemma presente nel timpano dell’Oratorio dei Gobbati
a Pianezze del Lago (VI)
Da questo stemma
nasce l’ipotesi che la famiglia Gobatti (Gobbato) di Vicenza possa essere
discendente dalla famiglia Gobio (ad antiquo Gobus) di Mantova, che ha uno
stemma del tutto simile non fosse altro che per la presenza della stella che
comunque araldicamente può indicare bastardiglia o appartenenza non al ramo
cadetto ma ad un ramo secondario della stessa famiglia. Và comunque ricordato
che la famiglia Gobbato non fu mai nobilitata ma si fregiò dello stemma
cosiddetto di cittadinanza di cui potevano fregiarsi coloro che dimostravano
la Distinta Civiltà
, pur essendo borghesi, ovvero per rimanere terra terra, coloro che vivevano delle proprie proprietà, di rendita o con una professione che non necessitava del
lavoro manuale o del vil commercio.
REALTA’
Prima di esporvi
l’albero certo della mia famiglia, dal 1638 ad oggi, permettetemi un’ultima
ipotesi di legame famigliare. Non ho fatto le ipotesi precedenti per un motivo
futile ma perché per il primo personaggio citato nell’albero, con certezza
mio antenato, vale a dire “Mattio”, non è ancora certo il luogo di nascita
e la paternità. Si trova, come prima citazione, l’iscrizione della nascita di
una figlia “Ana” datata 1672 (e da quella data la discendenza fino a mio
padre) nella Parrocchia di Presina di Piazzola sul Brenta (Diocesi di Vicenza,
Provincia di Padova), e lui viene citato come Gobato, Gobatto, e quindi
Gobbato. Il cognome si assesta abbastanza bene ai primi del ’700 (particolarità
di questo antenato è che è morto all'età di 101 anni; si è sposato ben tre
volte, l'ultima delle quali con la mia antenata, lui aveva 58 anni e lei 22; ed
il cognome è preceduto dal suffisso "Mj" ovvero "Magister"
segno che praticava un'arte nella quale era considerato un maestro). Ora
in epoca appena precedente l’unico Gobato, Gobatto è un certo Benedetto
figlio di Piero, che risulta abitare nelle Guizze di Bosco di Rubano (PD) ed
essere, o essere stato, soldato alle ordinanze del castello di Camposampiero
nel 1668 (dati tratti da Inquisizione (Estimi) della Repubblica di
Venezia).
Questo, oltre al
ripetersi di certi nomi con una certa costanza nella discendenza (specialmente
nel ramo secondario che è quello di destra nel Codice Malacarne), cosa comune
nelle famiglie, potrebbe avvalorare l’ipotesi che la provenienza della
famiglia è del Vicentino e più precisamente dalla famiglia Gobatti ove vi
sono, nel ramo principale (quello di sinistra nel Codice Malacarne) diversi
Pietro o Piero. A tal proposito , una chicca: vi riporto un estratto dell’Albo
Pretorio di Bergamo nel quale è citato un Piero Gobato da Vicenza (potrebbe
essere quel Piero ed è comunque sicuramente un appartenente alla famiglia)
6501.0 Atti della cancelleria pretoria. 1567 maggio - 1568 maggio. Atti del podestà Giovanni Soranzo. Allegate: a pratica 87, pergamena contenente un beneficio per la liberazione di
un bandito condannato dal podestà di Brescia, Vincenzo Morosini, concesso dal
podestà di Bergamo, Francesco Maria Malipiero, a Stefano Alborante da Venezia e
Pietro Gobato da Vicenza, come compenso per la cattura di Angelo Leonardi da
Verona, datata 1567 febbraio 23, e pergamena contenente la vendita del beneficio
al bandito Salvatore Macharino fu Gerolamo di Brescia, datata 1567 luglio 15. Filza cart. pratiche 317; num. orig. pratiche 100, poi rec. Danni: e, d Segnatura: s. 2, 59 bis Scheda: 6547
Clicca qui per vedere dove si localizzano attualmente i Gobbato in
Italia
Ed eccoci
finalmente giunti all’albero genealogico sicuro della mia famiglia paterna
e materna con
relative parentele :
Se dopo che avete
letto e visto la mia ricerca mi volete contattate per farmi delle segnalazioni o
darmi nuove notizie per arricchire la ricerca, fatelo scrivendomi all’Email:
genealogia@gobbatofranco.it
IPOTESI GENETICA
PREFAZIONE
Tramite il test del DNA non solo si riesce a scoprire quali sono i nostri parenti provenienti da tutto il mondo ma, attraverso un progetto per cognome o regionale esistente in rete si possono confrontare i singoli rami del nostro albero genealogico e scoprire la diffusione geografica, nonché le origini, della nostra famiglia. Registri parrocchiali ed altri documenti che sono stati utilizzati per la ricerca genealogica (e lo saranno ancora in seguito usati), possono dare dei riscontri limitati nel tempo senza contare che guerre, malcontenti o catastrofi naturali hanno, in innumerevoli casi, fatto sì che tale documentazione andasse perduta. In tempi lontani non erano ancora stati prodotti documenti di tale portata ed è stato dunque impossibile fino ad oggi trovare dei rapporti parentali in relazione a questi tempi. Ed è proprio qui che entrano in gioco i test di genealogia del DNA: con il confronto di diverse persone è possibile analizzare il loro grado di parentela. In questo modo si possono ricongiungere vari rami dell’albero genealogico. Supposizioni e leggende familiari possono essere confermate o confutate e ci si può inoltrare con la ricerca indietro di svariati secoli se non addirittura di millenni, e cioè a quando ancora non si era a conoscenza della presenza di documentazione scritta. Con tale test si possono scoprire i nostri "cugini genetici“, ovvero le persone che condividono con noi un antenato comune. (www.igenea.com)
Mi sono sottoposto ad un test del DNA per la Linea Paterna del Cromosoma Y per stabilire il nostro aplogruppo, il nostro popolo originario e la nostra regione di origine.
Spiegazione sul Tipo di Test e i possibili risultati (tratto dal sito di iGENEA)
RISULTATI (in base alle attuali ricerche in continua evoluzione)
Aplogruppo : G subclade PF3299 (G2a1b1)
Mutazioni : G-M201 (100.000 anni fa); G2-P287 (21.000 anni fa); G2a-P15 (16.500 anni fa); G2a1-L30 (15.700 anni fa); G2a1b-M406 (14.500 anni fa); G2a1b1-PF3299 (? anni fa - in studio)
(L’aplogruppo G è una discendenza dell’aplogruppo F uscito dall’Africa in direzione Medio Oriente. Le date di origine sono in continuo cambiamento a causa degli studi in continua evoluzione. In base alle ultime ricerche storiche ed archeologiche la mutazione G2a è già presente in Europa, provenendo dall’Anatolia, ed i suoi componenti sono ritenuti i portatori della conoscenza dell’agricoltura (La stessa Mummia del Similaun, anche nota come Uomo del Similaun o Oetzi, appartiene all’aplogruppo G ed è una evoluzione di G2a nello specifico appartiene alla subclade G-L91 (G2a2a1)). La mutazione G-M406, avvenuta prima della fine dell’ultima era glaciale, sembra avere tre ceppi: Valle del Danubio, Mar Nero occidentale, Anatolia.)
Popolo d'origine : Celti o Popoli dell'Italia Antica
Regione d'origine : Europa Meridionale
Valori Y-DNA :
per informazioni più specifiche sull'aplogruppo G-M406 :
https://sites.google.com/site/haplogroupgproject/f-m406
o il gruppo di studio e ricerca :
https://www.familytreedna.com/public/G-M406/
o in facebook YDNA G M406 + G2a1b + Gobekli Tepe. > ANATOLIA >OLD EUROPA>ZAGROS>LEVANTE :
https://www.facebook.com/groups/G.M406.Old.Europe/
SPIEGAZIONI GENERICHE
APLOGRUPPO G
Circa 10.000 anni fa, quando trovò termine l'ultima era glaciale, la maggior parte degli essere umani visse nella cosiddetta "mezzaluna fertile", ovvero i territori del Medio Oriente intorno al Nilo, Eufrate, Tigri ed il Mar Caspio. I numerosi fiumi resero il terreno fertile ed i raccolti redditizi, cosicché in questa zona l'agricoltura raggiunse il culmine del suo sviluppo. Oggi quelle terre portano il nome di Libano, Giordania, Siria ed Iraq. La fiorente agricoltura trasformò i cacciatori ed i contadini in agricoltori e risvegliò la necessità di avere terre proprie.
L'agricoltura donò alla vita sicurezza, la ricerca del cibo non prendeva più tutta la giornata ed ebbe inizio la civilizzazione. Al posto dei clan caratterizzati da 30-50 persone, nacquero gruppi più grandi, organizzati socialmente e furono costruite le prime città. Poiché sullo stesso territorio vivevano grandi comunità, fu l'inizio del commercio. Ebbero vita le prime scritture, i primi calendari e sistemi monetari.
Il successo riportato nell'agricoltura portò ad un considerevole aumento della popolazione, molti dovettero emigrare al fine di trovare nuove terre. Si diffuse dunque l'aplogruppo G e popolò presto anche le zone del Mediterraneo. Oggi si trovano rappresentanti dell'aplogruppo G in Iran ed in Afghanistan, così come in Italia ed in Spagna.
UNO STUDIO PIU' SPECIFICO
L'aplogruppo G potrebbe avere 30.000 anni ed essersi originato in Medioriente, o ai piedi dell'Himalaya in Pakistan o India. Un piccolo numero di individui appartenenti all'aplogruppo G sarebbero migrati infatti verso il Sud-Est asiatico, il sud della Cina e le isole del Pacifico, mentre attraverso il Medioriente verso il Caucaso e il Mediterraneo avrebbe avuto maggior successo e lasciato più discendenza.
Storia ed epidemiologia
È un cromosoma probabilmente originato nell'area settentrionale dell'India, Pakistan e Afghanistan. La maggiore frequenza di questo cromosoma si ha oggi nel Caucaso in Ossezia del nord (60%) e nella Georgia (30%). Un'alta frequenza si ha poi in Sardegna (15%), Iran, Pakistan, India (21%), nel Tirolo austriaco (15%), nell'isola di Creta (11%), negli ebrei(10%), nella Germania alpina, in Boemia e Ungheria (7%). Tracce di questo cromosoma si trovano però diffusamente dalla Cina all'Africa.
Si ritiene che il cromosoma sia stato portato nell'area europea con le invasioni dei Sarmati i quali si dividevano probabilmente in 4 tribù: Roxolani (o Rossolani), Iazigi, Aorsi e Alani ed erano tutti popoli discendenti dagli iraniani Sciti. I Sarmati che come altri barbari a partire dal II-III secolo ottennero di stabilirsi nel territorio dell'Impero in cambio dovevano fornire soldati all'esercito. Già Marco Aurelio impiegò un contingente di questi ottimi cavalieri in Britannia. La Notitia Dignitatum attesta la presenza nei primi anni del V secolo di 15 colonie militari di Sarmati anche in Italia, soprattutto nella pianura del Po, sotto il comando di un Praefectus Sarmatarum gentilium.
Distribuzione
Le maggiori frequenze dell'aplogruppo G si riscontrano nel Caucaso tra gli Ossezi del Nord (~60%) e i Georgiani (30%), i Mediorientali e i Sardi. È inoltre presente nell'8-10% dei maschi spagnoli, italiani peninsulari, greci, e turchi.
Si ritiene che il piccolo numero di aplogruppi G nell'Europa nord-occidentale sia da imputarsi alla immigrazione neolitica e a flussi più recenti. In generale si assiste ad una distribuzione a macchia di leopardo di questo aplogruppo, per cui è ammissibile che la sua storia sia molto antica e che abbia risentito di effetti locali del fondatore.
Principali sub-cladi dell'aplogruppo G
L'aplogruppo G ha due sub-aplogruppi principali: G1 (comune in Iran) and G2 (più diffuso nell'Europa occidentale). Molti Europei G1 sono Ebrei Ashkenazi. Tra gli Ebrei Ashkenazi circa 10% dei maschi appartengono all'Aplogruppo G, e di questi l'8% sono G1 e il 2% G2. G3 e G5 sono stati trovati solo in due individui provenienti rispettivamente dalla Turchia e dal Pakistan.
CELTI
Dalla parola greca "Keltoi", i celti sono " i valorosi", "gli alti", "i solenni". Le scarse testimonianze antiche scritte, i ritrovamenti archeologici e i risultati di ricerche linguistiche ci dicono che si trattava di un popolo non omogeneo, che abitava gran parte dell'Europa occidentale, centrale e meridionale e l'Anatolia.
Come testimonianza più recente troviamo la leggenda di Ecateo da Mileto. Raccontava che la città di Massilia si trovava in territorio dei Liguri, al di sotto della Keltiké. Nel II secolo a.C. Erodoto parlò per ben due volte dei celti. Abitavano dunque al di là delle colonne d'Ercole (oggi lo stretto di Gibilterra),vicini dei chinesici, quindi nell'attuale Portogallo. Questo racconto pone un enigma, poiché i ritrovamenti archeologici legati ai celti non sono stati effettuati in Portogallo. Più in là nel tempo Erodoto asserì che nella terra dei celti nasceva l'Istros (l'attuale Danubio). Poiché in Germania del Sud è da collocare archeologicamente in questo periodo la tarda civiltà di Hallstatt e la prima Cultura di La Tène, i celti vennero considerati come i portatori di tali culture - soprattutto della cultura di La Tène - in Europa centrale ed occidentale.
I risultati delle ricerche linguistiche sui celti rivelano, grazie all'analisi di nomi di luoghi e di corsi d'acqua, che l'area della comparsa della lingua originaria celtica è da collocare tra la Francia orientale, la Germania meridionale e occidentale fino alla Boemia. Le ricerche effettuate sui celtiberi ci danno la data della loro comparsa, ovvero il V secolo a.C. Queste interpretazioni sono però estremamente controverse. Pare poco sensato ricercare l'origine dei celti nel V secolo a.C. Dal punto di vista archeologico ciò che sorprende è la grande differenza tra la civiltà Hallstatt e la cultura La Tène, entrambe considerate celtiche. Però i principati della tarda civiltà Hallstatt occidentale con le loro tombe riccamente equipaggiate e con i loro rapporti con le grandi civiltà del Sud rappresentano un'indicazione della rigida organizzazione che rese possibile il controllo e la distribuzione di merci e di forza lavoro. Tale controllo è immaginabile per i rapporti esistenti all'epoca in primis per via della comunità. Il cambiamento radicale che si svelò poi nella cultura La Tène viene considerato principalmente come innovazione religiosa, conseguenza di tensioni interne sociali e culturali in relazione ai molti nuovi stimoli inerenti alle antiche grandi civiltà. Oltre all'arrivo di nuovi principati nella civiltà Hunsrück-Eifel tali confronti avrebbero potuto portare alla distruzione dei principati Hallstatt ed a migrazioni dei gruppi, denominati dalla letteratura celti.
Le migrazioni ebbero inizio già nel V secolo a.C. ed avvennero verso l'Italia ed i Balcani. In Italia gli insubri, i boi, i cnomani ed i senoi si stanziarono nella valle del Po. Da lì insediarono la terra degli Etruschi. Dal IV secolo a.C. in poi anche i Balcani furono insediati. Con la fine del III secolo a.C. terminò anche l'espansione. Il contatto con le culture del Mediterraneo portò, nel nucleo celtico, molte innovazioni: la formazione di una nuova aristocrazia, insediamenti consolidati sottoforma di città, la coniatura di monete e la creazione di officine specializzate.
Sulla cultura dell'ultimo periodo nel territorio a sinistra del Reno si sa abbastanza, grazie al "De bello gallico" di Cesare. Cesare distinse diversi ceppi di celti: gli elvezi, i sequani, gli edui con Oppidum Bibracte, i biturigi con Oppidum Avaricum, i coier, gli allobrogi, gli arverni con Oppidum gergovia, i senoni, i treveri ed i lingoni. Secondo lui la struttura della loro società era a tre strati: il potere era detenuto dalla cavalleria e dai druidi. Agli ultimi spettavano le decisioni e le liti su questioni di giustizia. Il loro sapere era segreto e poteva essere tramandato solo oralmente. La terza classe era rappresentata dal popolo che poteva riunirsi in assemblee popolari, ma che era dipendente dall'aristocrazia a cui dovevano obbedienza.
Secondo il "Bellum civile" di Lucano, gli dei dei celti avevano i seguenti nomi: Taranis, Toutatis ed Esus. Come le relazioni si fossero tramandate ai celti del territorio a destra del Reno non è chiaro.
Le guerre di Cesare in Gallia portarono, anche a causa dell'eterogeneità dei celti, al totale assoggettamento dei celti del territorio a sinistra del Reno ed all'incorporazione del loro territorio all'Impero Romano. La zona prese il nome di „Gallia transalpina“. Allo stesso tempo i germani ed i daci assediarono i territori celti. La tradizione celtica visse solo in pochi territori come in Scozia, Irlanda, Galles e Bretagna.
Approfondimento sui Celti
POPOLI DELL'ITALIA ANTICA
Il termine "italico" è un termine comune che inquadra i popoli di lingua indoeuropea che alla fine del II secolo a.C. si spostarono, in diverse ondate migratorie, dal Nord, attraverso le Alpi, all'Italia.
Gli italici vengono classificati in due gruppi linguistici: latino-falisco e osco-umbro. I primi si insediarono nel Lazio settentrionale, a Roma, a destra del Tevere. Il territorio del secondo gruppo, a cui tra altri, appartenevano anche gli umbri, gli oschi, i sabelli, i damniti, i lucani, i bruzi ed i volsci, si estendeva verso Sud.
Gli umbri si insediarono nell' Etruria meridionale ed a Nord dell'Appennino nonché nella zona di Perugia; i volsci crearono un passaggio verso i popoli sabelli nell'Appennino ed i sanniti penetrarono nell'Adriatico e verso l'Italia meridionale. Furono poi sottomessi dai romani, dopo lunghe ed estenuanti battaglie. In questo modo la cultura italica fu lentamente sostituita da quella romana.
Approfondimento sui Popoli dell'Italia Antica
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