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( SITO AGGIORNATO IL 21/12/2018 )
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Per
me la scrittura è innanzitutto una necessità. Ne sento il bisogno quasi
fisico e quando scrivo lo faccio di getto e come se dovessi liberarmi di
un peso. Sarà anche per questo che ho un rapporto che io definisco di
“cattivo padre” con i miei scritti: una volta finiti non li amo più.
Scrivere non è per me un dovere morale né mi “imputo” responsabilità
di quanto scrivo perché, ciò che creo, mi appartiene nel profondo;
semmai provo un certo timore, non tanto del giudizio che gli altri possono
dare dello scritto, sia esso positivo o negativo, quanto per ciò che gli
altri possono scoprire del mio intimo.
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